Poesie

Ci parlano i morti in segreto

Ci parlano i morti in segreto.

Con sogni, con vento tra i pini,

sussurrano frasi nascoste

e il loro respiro scompone

i passi consueti.

A volte è un sentiero da dove

recapita un falco il messaggio

e quella severa distanza,

turbata da un’algebra ignota

s’imprime in un punto del cuore

con baci, con gracili dita.

Risolto vorremmo l’enigma

o quella maestosa esattezza

che già ci soppesa e ci scarta

ma i rami ritornano rami

le ali svaniscono in volo

e un verso di tortore dice

che il varco s’è chiuso.

Ci parlano i morti

di viali che non conoscemmo

quadranti di patrie fraintese

e mentre confusi chiediamo

un altro impossibile abbraccio

conchiglie ripetono piano

che pace, se c’è, dura poco

che anche in quei cieli si trema

che sempre, di nuovo, si muore…

Mio sud

Anche ora, mio sud,

è al tuo punto cardinale,

che la mia bussola rotta

si inclina.

Torno in sogno

a perdute stanze,

ombre di platani,

di cui ancora rimbomba

lo schianto

e alla stazione taciturna

senza braccia che mi abbracciavano.

Sei quella gloria,

e quel lutto,

quel continuo rovescio

di scosse, di frane,

quel continuo tremare…

Lontano, vanto dell’esilio

gli accomodamenti,

dico, per offenderti che

non tornerò,

eppure, niente così dentro,

mio paese di venti,

mia terra piena

di grazia e di rovina,

mi è patria,

perciò, oltre lo strazio,

la mia bussola

continua a puntare testarda

al tuo furore…

Preghiera

Ed è schianto di bombe e di frantumi

sulla città ferita e sulle grida.

Questo già ammala, questa brama

di prendere a ricatto,

nessuno mai però dovrebbe

su spente fontane lentamente morire

e toccherebbe a noi, impietriti astanti,

deporre una brocca sulle soglie

o insieme piangendo

contro il deserto interno,

far fluire quel fiume che ci annoda

fino ai gelsi sul muro,

ma riarso è il cuore.

Così né ospite o straniero

o rispetto dovuto o circostanza

s’afferma, eppure se ognuno

il suo bicchiere offrisse a protezione

della sempre smarrita fratellanza,

si potrebbe almeno un poco vincere

l’antica guerra di sordi

a chi dispera.

E poiché pietà dai vivi non arriva,

la sera prego l’arsura tolga il cielo

a campi e bocche e piova,

adagio, ininterrottamente

in lungo pianto

tutte le sue gocce.

Tiziana Verde, napoletana, vive a Modena.

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