Ci parlano i morti in segreto
Ci parlano i morti in segreto.
Con sogni, con vento tra i pini,
sussurrano frasi nascoste
e il loro respiro scompone
i passi consueti.
A volte è un sentiero da dove
recapita un falco il messaggio
e quella severa distanza,
turbata da un’algebra ignota
s’imprime in un punto del cuore
con baci, con gracili dita.
Risolto vorremmo l’enigma
o quella maestosa esattezza
che già ci soppesa e ci scarta
ma i rami ritornano rami
le ali svaniscono in volo
e un verso di tortore dice
che il varco s’è chiuso.
Ci parlano i morti
di viali che non conoscemmo
quadranti di patrie fraintese
e mentre confusi chiediamo
un altro impossibile abbraccio
conchiglie ripetono piano
che pace, se c’è, dura poco
che anche in quei cieli si trema
che sempre, di nuovo, si muore…
Mio sud
Anche ora, mio sud,
è al tuo punto cardinale,
che la mia bussola rotta
si inclina.
Torno in sogno
a perdute stanze,
ombre di platani,
di cui ancora rimbomba
lo schianto
e alla stazione taciturna
senza braccia che mi abbracciavano.
Sei quella gloria,
e quel lutto,
quel continuo rovescio
di scosse, di frane,
quel continuo tremare…
Lontano, vanto dell’esilio
gli accomodamenti,
dico, per offenderti che
non tornerò,
eppure, niente così dentro,
mio paese di venti,
mia terra piena
di grazia e di rovina,
mi è patria,
perciò, oltre lo strazio,
la mia bussola
continua a puntare testarda
al tuo furore…
Preghiera
Ed è schianto di bombe e di frantumi
sulla città ferita e sulle grida.
Questo già ammala, questa brama
di prendere a ricatto,
nessuno mai però dovrebbe
su spente fontane lentamente morire
e toccherebbe a noi, impietriti astanti,
deporre una brocca sulle soglie
o insieme piangendo
contro il deserto interno,
far fluire quel fiume che ci annoda
fino ai gelsi sul muro,
ma riarso è il cuore.
Così né ospite o straniero
o rispetto dovuto o circostanza
s’afferma, eppure se ognuno
il suo bicchiere offrisse a protezione
della sempre smarrita fratellanza,
si potrebbe almeno un poco vincere
l’antica guerra di sordi
a chi dispera.
E poiché pietà dai vivi non arriva,
la sera prego l’arsura tolga il cielo
a campi e bocche e piova,
adagio, ininterrottamente
in lungo pianto
tutte le sue gocce.