(inedito)
Tornerete ai campi,
alle vertebre del mondo, alla sua spina
di polpa senza succo, alla rovina
di mani, gole e troppa sete,
tornerete ai crampi,
alla fame ai lupi a divorarvi
per sopravvivere, per vivere
davvero finalmente, a sfarvi
e ricomporvi, tornerete
ai campi di sterminio
e nessuno di voi saprà chi è stato,
chi sarà stato, chi sarà
l’aguzzino il boia il dio
cui chiedere clemenza,
tornerete ai campi e non sarete
nient’altro che fango e pianto duro.
E tornerete ai denti
piagati, impiastricciati
del sangue dei fratelli,
dei figli, dei budelli
di madri cui ogni parto
sarà mensa, sarà pasto
senza rito né tribù,
senza fuoco e senza un cristo
da inchiodare per dispetto,
senza un cristo, uno sciamano,
senza più niente d’umano,
senza pietre da scagliare
senza altari né carcasse
né tomba se non quella
che chiamerete a suon di bava
bocca e ancora bocca.
Tornerete ai campi e non sarà
sirena di speranza
campana che rintocca
a scandirvi a schiena curva
ma solo il tintinnio
della vanga a rimestare
involontaria un po’ di vita
quel po’ di vita che sarà
nell’occhio al teschio e alle parole
di qualcuno che alla morte
si consegnò per perdonarvi.