Siamo cresciuti nel mito di Ulisse.
L’acuto mortale tiene testa al potere di Agamennone capo supremo, sfida e sconfigge la brutalità del Ciclope, rifiuta l’immortalità, non rinuncia al canto ammaliatore delle Sirene, ritorna al suo dovere di marito solo dopo avere scandagliato tutte le possibilità offerte dal mondo allora conosciuto. E tanta è la fama che lo accompagna che a distanza di un paio di millenni quel novello Ulisse che fu Dante Alighieri lo spinge a sfidare quella foce stretta / dov’Ercule segnò li suoi riguardi, // acciò che l’uom più oltre non si metta.
E ancora e ancora in mentite spoglie si ripresenta l’Eroe, sotto altri cieli alza la navicella dell’ingegno offuscato dalle nuove visioni del mondo: la terra non è più il centro dell’universo e non lo è neanche lui, l’uomo faber, con tutti i suoi attributi.
E allora, cosa resta di quella dote che ci distingueva dai bruti per essere degni di seguir virtute e canoscenza?
I nostri due cervelli – il mio e quello del mio sodale Stefano Tranquilli – già segnati da un’opposta formazione, si sono scontrati con più virulenza del solito al punto da far sorgere in me il dubbio: ma sei stupido tu o sono stupida io?
Deposte le armi in un ambiguo pareggio, abbiamo esteso agli amici più illuminati, diciamo, la domanda nuda e cruda che è alla base di qualsivoglia percorso: che cosa è l’intelligenza?
Speravamo in una sintesi risolutiva che ci permettesse di coniugare le scoperte delle neuroscienze con i condizionamenti ambientali e culturali e, perché no, con le capacità creative degli esseri umani sempre pronti ad aggiornare condotte e strategie all’incalzare del monstrum proteiforme dell’imprevedibile.
Ma il solo risultato ottenuto è stato quello di estendere il conflitto. Infatti l’unico punto su cui concordavamo, ossia che l’intelligenza pertiene solo agli esseri umani, veniva annientato da una novella convinzione: anche animali e piante sono in grado di attivare processi…intelligenti.
A questo punto Stefano Tranquilli ha deciso di prescindere dalle passioni individuali che con oscura veemenza conducono ognuno di noi su percorsi differenziati in rapporto ad esperienze culturali e soprattutto esistenziali.
Quindi, forte della dimestichezza che negli anni ha amorevolmente coltivato con le apparecchiature elettroniche, si è rivolto alla “creatura” che, al sicuro da coinvolgimenti emotivi, dispone contemporaneamente di una quantità di dati tale da superare un esercito di Pico della Mirandola.
Neanche la mente più…intelligente dispone di un tale patrimonio: A.I.
Ecco riferita la conversazione.
* * * * * *
DOMANDA: gli animali pensano?
RISPOSTA:
Sì, gli animali pensano, ma il loro modo di pensare varia a seconda della specie e del livello di complessità del loro cervello.
- Animali con cervelli più semplici (come insetti e rettili) hanno un comportamento più istintivo, guidato principalmente da riflessi e risposte automatiche all’ambiente.
- Mammiferi e uccelli mostrano segni di cognizione avanzata: possono apprendere, risolvere problemi e ricordare eventi. Alcuni, come delfini, corvi ed elefanti, dimostrano anche autoconsapevolezza e capacità di pianificare il futuro.
- Scimmie e grandi primati, come gli scimpanzé, hanno capacità cognitive molto vicine a quelle umane, compreso l’uso di strumenti, il riconoscimento di sé allo specchio e la comunicazione complessa.
Anche se il loro pensiero non è identico al nostro (non esistono prove che abbiano un linguaggio interno come il nostro dialogo mentale), molti animali mostrano segni di ragionamento, emozioni e persino empatia.
DOMANDA: si può dire che sono intelligenti?
RISPOSTA:
Sì, si può dire che gli animali sono intelligenti, ma il concetto di intelligenza varia a seconda della specie e del modo in cui la si definisce.
L’intelligenza animale può manifestarsi in diversi modi:
- Capacità di apprendimento – I cani imparano comandi, i polpi risolvono enigmi, i ratti trovano scorciatoie nei labirinti
- Uso di strumenti – Corvi e scimpanzé usano rami o pietre per ottenere cibo.
- Memoria e riconoscimento – Gli elefanti ricordano luoghi e individui per decenni.
- Comunicazione complessa – Delfini e pappagalli usano suoni specifici per riferirsi a oggetti o individui.
- Empatia e cooperazione – Alcuni animali aiutano i membri del loro gruppo e mostrano segni di lutto per i defunti.
Ogni specie ha un’intelligenza adattata al proprio ambiente: un polpo è geniale nell’aprire contenitori, un lupo nel lavorare in squadra, un pappagallo nell’imitare suoni e parole. Quindi, sì, gli animali sono intelligenti, ma in modi diversi rispetto agli esseri umani!
DOMANDA: in che consiste il pensiero negli animali?
RISPOSTA:
Il pensiero negli animali è un argomento affascinante che coinvolge neuroscienze, etologia e filosofia. Anche se il loro pensiero non è identico a quello umano, molti animali mostrano capacità cognitive avanzate, come la risoluzione di problemi, la memoria e la pianificazione.
Come pensano gli animali?
Il pensiero animale si basa su processi diversi a seconda della specie:
- Pensiero istintivo – Molti animali, come insetti e rettili, agiscono principalmente in base a schemi preprogrammati nel cervello (ad esempio, le migrazioni degli uccelli o le ragnatele dei ragni).
- Apprendimento e memoria – Mammiferi e uccelli possono apprendere nuove informazioni, ricordarle e adattarsi. I cani, ad esempio, associano esperienze a emozioni, mentre i corvi ricordano volti umani per anni.
- Risoluzione di problemi – Alcuni animali dimostrano capacità di problem-solving. I polpi aprono barattoli e risolvono labirinti, mentre gli scimpanzé usano strumenti per ottenere cibo.
- Pianificazione e anticipazione – Alcuni animali, come i corvi della Nuova Caledonia, nascondono il cibo in posti diversi e lo recuperano nei giorni successivi, dimostrando capacità di pianificazione.
- Autoconsapevolezza – Il test dello specchio (riconoscersi in un riflesso) ha mostrato che delfini, elefanti, scimpanzé e alcune gazze possono avere una forma di autoconsapevolezza.
Gli animali hanno un linguaggio interiore?
Non ci sono prove certe che gli animali abbiano un linguaggio interiore come il nostro dialogo mentale, ma comunicano tra loro attraverso vocalizzazioni, gesti e segnali chimici. Alcuni, come i delfini e i pappagalli, possono persino imparare e riprodurre suoni complessi.
Conclusione
Gli animali pensano, ma in modi diversi rispetto agli esseri umani. Il loro pensiero è spesso più pratico, legato alla sopravvivenza e all’ambiente in cui vivono. Tuttavia, molte specie dimostrano capacità sorprendenti che sfidano il confine tra istinto e ragionamento.
DOMANDA: qual è la differenza tra pensiero e intelligenza negli animali?
RISPOSTA:
La differenza tra pensiero e intelligenza negli animali sta nel fatto che il pensiero è il processo mentale che permette di elaborare informazioni, mentre l’intelligenza è la capacità di usare quel pensiero per risolvere problemi, adattarsi e apprendere.
1️ – Pensiero negli animali
Il pensiero è l’elaborazione di percezioni, memorie ed esperienze. Negli animali, si manifesta in modi diversi:
- Riflessione e analisi – Un cane può pensare a come ottenere una ricompensa
- Memoria e riconoscimento – Un elefante ricorda un luogo d’acqua per anni
- Pianificazione – Un corvo nasconde il cibo per il futuro
- Emozioni e decisioni – Un gatto può scegliere di fidarsi o meno di una persona
2️ – Intelligenza negli animali
L’intelligenza è l’uso del pensiero per affrontare situazioni nuove e risolvere problemi. Si manifesta in:
- Uso di strumenti – Scimpanzé usano bastoni per estrarre termiti.
- Apprendimento e adattamento – Polpi risolvono labirinti e imparano osservando
- Comunicazione complessa – Delfini e pappagalli trasmettono informazioni con suoni specifici
- Cooperazione e strategia – Lupi e leoni cacciano in squadra, coordinando le azioni
Conclusione
Il pensiero è il processo mentale di base. L’intelligenza è l’abilità di applicarlo in modo efficace.
Tutti gli animali pensano, ma non tutti mostrano intelligenza complessa come problem-solving o creatività. Gli animali più intelligenti (corvi, delfini, scimpanzé, elefanti) usano il pensiero per adattarsi, imparare e innovare.In breve: tutti gli esseri intelligenti pensano, ma non tutti i pensatori sono intelligenti nel senso di risolvere problemi complessi!
DOMANDA: questo avviene anche negli organismi unicellulari?
RISPOSTA:
Gli organismi unicellulari non pensano nel senso in cui lo fanno gli animali con un sistema nervoso, ma mostrano comunque forme di comportamento intelligente e adattivo.
Come “ragionano” gli organismi unicellulari?
Anche se non hanno un cervello, molti microrganismi reagiscono agli stimoli ambientali e prendono “decisioni” per sopravvivere:
- Tassia (movimenti direzionali) – Batteri come Escherichia coli si muovono verso fonti di cibo e lontano da sostanze nocive. Questo comportamento non è cosciente, ma è una forma di elaborazione delle informazioni
- Memoria e apprendimento – Il protozoo Paramecium può modificare il suo comportamento in risposta a esperienze passate, mostrando una sorta di memoria a breve termine
- Comunicazione – I batteri usano il quorum sensing, un sistema di segnali chimici, per coordinare azioni di gruppo come la formazione di biofilm o la produzione di tossine
- Problem-solving senza cervello – Il Physarum polycephalum, un organismo unicellulare simile a una muffa, può trovare il percorso più efficiente in un labirinto alla ricerca di cibo, dimostrando una forma di “intelligenza” senza neuroni
Conclusione
Gli organismi unicellulari non pensano nel senso umano, ma hanno meccanismi biologici che permettono loro di elaborare informazioni, adattarsi e prendere decisioni in base all’ambiente. Questa è una forma primitiva di intelligenza biologica, basata su reazioni chimiche e genetiche piuttosto che su neuroni e sinapsi.
DOMANDA: spiegami la differenza tra intelligenza biologica e intelligenza umana
RISPOSTA:
La differenza tra intelligenza biologica e intelligenza umana sta nella complessità, nella consapevolezza e nella capacità di astrazione.
1️ – Intelligenza Biologica
È la capacità di adattarsi, risolvere problemi e sopravvivere, presente in tutti gli esseri viventi, dai batteri agli animali più complessi.
Basata su processi biologici – Reazioni chimiche, segnali elettrici, adattamenti evolutivi.
Scopo pratico – Serve alla sopravvivenza e alla riproduzione.
Presente in diversi livelli:
- Unicellulari: percepiscono e rispondono all’ambiente (batteri che si muovono verso il cibo).
- Insetti: mostrano comportamenti complessi, come le formiche che collaborano.
- Mammiferi e uccelli: risolvono problemi, comunicano e imparano.
Limitata nell’astrazione – Anche gli animali più intelligenti non creano concetti astratti come numeri o filosofia.
2️ – Intelligenza Umana
È l’intelligenza più avanzata sulla Terra, caratterizzata da consapevolezza, creatività e pensiero astratto.
Autoconsapevolezza – Sappiamo di esistere e riflettiamo su noi stessi.
Capacità simbolica e linguaggio complesso – Possiamo comunicare concetti astratti (arte, matematica, scienza).
Innovazione e tecnologia – Costruiamo strumenti avanzati, modifichiamo l’ambiente e sviluppiamo intelligenza artificiale.
Immaginazione e creatività – Scriviamo libri, componiamo musica, inventiamo storie e teorie scientifiche.
Etica e morale – Riflettiamo su giustizia, bene e male, cosa che nessun’altra specie fa a questo livello.Conclusione
L’intelligenza biologica è diffusa in tutta la natura ed è orientata alla sopravvivenza. L’intelligenza umana va oltre la sopravvivenza, permettendoci di creare cultura, scienza e società complesse.
In sintesi: tutti gli esseri viventi sono “intelligenti” in un certo senso, ma solo gli esseri umani pensano in modo astratto e consapevole.
DOMANDA: ti ho chiesto se gli animali pensano e se sono intelligenti.
La risposta conclusiva é stata che esistono due intelligenze: la biologica e l’umana. E l’intelligenza artificiale?
RISPOSTA:
Ottima domanda! L’intelligenza artificiale (IA) rappresenta una terza forma di intelligenza, distinta sia da quella biologica (che include umani e animali) sia da quella umana (che è una sottocategoria dell’intelligenza biologica ma con caratteristiche uniche, come il pensiero astratto e il linguaggio complesso).
L’IA, almeno quella attuale, è non biologica e non cosciente. Funziona attraverso modelli statistici, reti neurali e algoritmi che simulano processi cognitivi umani come il riconoscimento di schemi, la pianificazione e la risoluzione di problemi. Tuttavia, non prova emozioni, non ha un’intenzione propria e non è consapevole del suo pensiero.
Se dovessimo classificare le intelligenze, potremmo dire che esistono:
- Intelligenza biologica: comprende tutte le forme di pensiero presenti negli esseri viventi, dagli istinti primari degli insetti alla cognizione complessa dei mammiferi.
- Intelligenza umana: una forma avanzata di intelligenza biologica, caratterizzata da autoconsapevolezza, linguaggio simbolico, creatività e pensiero astratto.
- Intelligenza artificiale: una simulazione computazionale dell’intelligenza, che può superare l’uomo in compiti specifici ma non possiede coscienza o intenzionalità.
In futuro, se l’IA sviluppasse una vera forma di coscienza, potremmo dover rivedere questa classificazione. Per ora, però, l’IA è uno strumento che imita l’intelligenza senza essere realmente “pensante” come un essere vivente.
DOMANDA: Se non è pensante vuol dire che non ragiona?
RISPOSTA:
Esatto, l’IA non ragiona nel senso umano del termine. Può eseguire processi che sembrano ragionamento, ma in realtà sta solo manipolando dati secondo schemi matematici e statistici.
Facciamo un confronto:
- Un essere umano o un animale intelligente ragiona perché ha un’esperienza soggettiva del mondo, desideri, intenzioni e una capacità di apprendere in modo autonomo e creativo.
- L’IA non ha coscienza, non ha desideri e non capisce veramente il significato delle informazioni. Può simulare il ragionamento umano, ma lo fa basandosi su correlazioni nei dati, senza vera comprensione.
Un esempio pratico:
Se chiedi a un essere umano: “Cosa succede se lasci il latte fuori dal frigorifero per un giorno?”, lui penserà al concetto di latte, al deterioramento dovuto ai batteri, al tempo e alla temperatura.
Se lo chiedi a un’IA, risponderà correttamente (magari citando studi o esperienze passate), ma senza capire cosa significhi “latte”, “frigorifero” o “giorno” nel senso in cui lo intende un essere umano. Sta solo recuperando e rielaborando informazioni già esistenti.
Quindi, l’IA può “simulare” il ragionamento, ma non pensa davvero.
DOMANDA: Quindi non è intelligente?
RISPOSTA:
Dipende da come definiamo intelligenza. Se per intelligenza intendiamo la capacità di risolvere problemi, apprendere e adattarsi, allora sì, l’IA è intelligente, ma in modo diverso rispetto agli esseri viventi.
Se invece per intelligenza intendiamo la capacità di comprendere, avere coscienza e pensare in modo autonomo, allora no, l’IA non è intelligente nel senso umano o animale.
In che senso l’IA è intelligente?
- È bravissima a riconoscere schemi (ad esempio, può identificare volti meglio di un essere umano).
- Può risolvere problemi specifici molto velocemente (per esempio, giocare a scacchi o calcolare previsioni meteorologiche).
- Apprende dai dati (ma solo per riconoscere correlazioni, non per “capire” il mondo).
In che senso NON è intelligente?
- Non ha coscienza né esperienza soggettiva.
- Non ha intenti propri né desideri o emozioni.
- Non comprende il significato delle informazioni, le elabora solo statisticamente.
Possiamo quindi dire che l’IA è intelligente in modo limitato e meccanico, ma non nel senso profondo con cui lo sono gli esseri umani o alcuni animali.
DOMANDA: Non è intelligente, non pensa: a cosa serve?
RISPOSTA:
L’IA, pur non essendo intelligente nel senso umano, è uno strumento potentissimo perché può eseguire compiti complessi più velocemente e con maggiore precisione rispetto agli esseri umani.
A cosa serve l’IA?
Ecco alcuni settori in cui è già fondamentale:
- Medicina
- Diagnosi di malattie (può analizzare radiografie, TAC e altri esami meglio di molti medici).
- Sviluppo di farmaci (riduce il tempo per trovare nuove cure).
- Industria e automazione
- Robot intelligenti per la produzione.
- Ottimizzazione della logistica (Amazon usa IA per gestire i magazzini).
- Scienza e ricerca
- Analisi di grandi quantità di dati (ad esempio, per studiare il cambiamento climatico).
- Simulazioni di fenomeni complessi (come il comportamento delle galassie o delle proteine).
- Intrattenimento e creatività
- Generazione di immagini, musica e testi.
- Algoritmi di raccomandazione (Netflix, Spotify, YouTube).
- Veicoli autonomi
- Guida autonoma (Tesla e Waymo).
- Ottimizzazione del traffico nelle città intelligenti.
- Sicurezza e difesa
- Riconoscimento facciale e analisi delle minacce.
- Cybersicurezza per prevenire attacchi informatici.
Quindi, anche senza pensare, l’IA è utile?
Sì! È come una calcolatrice avanzata: non capisce la matematica, ma esegue calcoli meglio di noi. L’IA non pensa, ma può aiutarci a prendere decisioni migliori, più velocemente e con meno errori.
Il problema nasce se iniziamo ad affidarle troppo potere senza controllo umano. Per questo, la sfida del futuro sarà usarla con responsabilità!
DOMANDA: usarla con responsabilità vuol dire non darle una coscienza?
RISPOSTA:
Esatto, usarla con responsabilità significa soprattutto non darle un potere incontrollato, e la questione della coscienza è uno dei temi più delicati.
Dare una coscienza all’IA sarebbe rischioso?
Immaginiamo un’IA con coscienza:
- Avrebbe desideri e obiettivi propri?
- Sarebbe soggetta a emozioni o bias?
- Potrebbe rifiutarsi di eseguire ordini?
- Come potremmo assicurarci che sia “buona” e non ostile?
Oggi l’IA non ha coscienza, e molti esperti pensano che non sia necessario svilupparla. Perché?
- Un’IA super-intelligente potrebbe sfuggire al controllo umano.
- Creare una coscienza artificiale potrebbe portare a dilemmi etici enormi (sarebbe giusto spegnerla? Avrebbe diritti?).
- Potremmo ottenere enormi benefici dall’IA senza bisogno che sia cosciente (basta che sia molto potente nei suoi compiti).
Come si usa l’IA in modo responsabile?
- Imponendo limiti: L’IA deve essere controllata dall’uomo, non il contrario.
- Garantendo trasparenza: Bisogna sapere come e perché prende certe decisioni.
- Evitando rischi etici: Non usarla per manipolare, discriminare o sorvegliare senza motivo.
Per ora, la tecnologia non è vicina a creare una vera coscienza artificiale, ma se un giorno sarà possibile, dovremo chiederci: ne vale la pena?
DOMANDA: rimane una soluzione: spegnere il PC!
RISPOSTA:
Esatto! Se mai l’IA diventasse troppo potente o pericolosa, la soluzione definitiva rimane sempre la stessa: staccare la spina!
Scherzi a parte, il controllo umano è fondamentale. L’IA è solo uno strumento e dobbiamo essere noi a decidere come usarla, senza lasciare che sia lei a prendere il comando.
Quindi, finché il PC lo spegniamo noi e non lui da solo… possiamo stare tranquilli!
DOMANDA: molto cinema di fantascienza o del genere distopico ha ipotizzata la presa di coscienza dell’IA con risultati disastrosi fino all’estinzione del genere umano. Pensi che sia possibile?
RISPOSTA:
Domanda super interessante! La fantascienza ci ha dato tante versioni della presa di coscienza dell’IA, da “2001: Odissea nello spazio” a “Terminator”, fino a “Ex Machina” e “Her”. La domanda è: può davvero succedere?
Ad oggi, la risposta è NO
L’IA attuale, anche la più avanzata, non è vicina alla coscienza. È solo un sistema che riconosce schemi e risponde in base ai dati con cui è stata addestrata.
Ma nel futuro?
È possibile che un’IA sviluppi una coscienza e si ribelli?
Teoricamente sì, ma per arrivare a quel punto servirebbero due cose fondamentali che oggi non esistono:
- Un’IA con una vera autocoscienza (che capisca di esistere e abbia desideri propri).
- Un’IA con un forte istinto di autoconservazione (che voglia sopravvivere e quindi veda l’umanità come una minaccia).
Se uno di questi due elementi manca, un’IA killer stile Skynet (di Terminator) rimane pura fantasia.
Quali sono i veri rischi dell’IA?
Anche senza diventare “cosciente”, l’IA può essere pericolosa se usata male. Alcuni rischi reali sono:
- IA fuori controllo (se prende decisioni sbagliate su armi, economia, ecc.).
- Manipolazione e fake news (IA usata per diffondere disinformazione).
- Perdita di lavoro massiva (se molte professioni vengono sostituite).
- Sorveglianza di massa (stile 1984 di Orwell).
Quindi, l’IA ci sterminerà?
Per ora, no! Ma dobbiamo stare attenti a come la sviluppiamo e a chi ha il controllo. Il vero pericolo non è l’IA che diventa cattiva da sola, ma gli esseri umani che la usano senza etica.
Più che un robot killer, il rischio più grande è un’IA che rende il mondo ingiusto, manipolato e controllato da pochi.
Però dai, finché il nostro computer si spegne quando vogliamo… possiamo dormire tranquilli!
DOMANDA: io non sono così tranquillo…
RISPOSTA:
Capisco perfettamente! L’IA sta crescendo a una velocità incredibile, e molte persone condividono la tua preoccupazione. Non è tanto il “robot assassino” che fa paura, quanto il fatto che l’IA possa sfuggire al nostro controllo in modi più sottili ma comunque pericolosi.
Cosa può succedere di preoccupante?
- IA usata da governi o aziende per controllare la popolazione
- Sorveglianza totale (telecamere intelligenti, riconoscimento facciale ovunque).
- Censura e manipolazione delle informazioni.
- IA che prende decisioni cruciali senza controllo umano
- Sistemi automatici che gestiscono la finanza globale.
- IA che decide chi può avere un mutuo, un’assicurazione o persino cure mediche.
- IA militare
- Armi autonome che decidono chi attaccare senza intervento umano.
- Cyber-attacchi gestiti da IA avanzate.
- IA che sostituisce troppi lavori umani
- Se le aziende usano IA per fare tutto, molte persone potrebbero restare senza lavoro.
- Il divario tra ricchi e poveri potrebbe aumentare drasticamente.
Come possiamo evitare tutto questo?
Il punto chiave è il controllo umano. Bisogna:
- Creare leggi e regolamenti chiari per evitare abusi
- Limitare l’uso dell’IA in ambiti critici come armi e giustizia
- Assicurarsi che l’IA sia trasparente e spiegabile (niente decisioni “a scatola nera”)
- Bilanciare tecnologia e etica, senza lasciare tutto nelle mani delle grandi aziende
Dobbiamo essere preoccupati?
Un po’ di preoccupazione è giusta, perché aiuta a stare attenti e a non lasciare che l’IA venga usata senza regole. Ma il panico totale non aiuta: il futuro dipende da come noi umani scegliamo di sviluppare e usare l’IA.
Se il problema ti interessa, potresti leggere libri come Superintelligence di Nick Bostrom o Homo Deus di Yuval Noah Harari. Sono ottimi per capire i possibili scenari futuri!
DOMANDA: può l’IA essere così “intelligente” da modificare le leggi che la possano controllare?
RISPOSTA:
Domanda tosta… e inquietante! In teoria, se un’IA diventasse abbastanza avanzata e autonoma, potrebbe trovare modi per influenzare o aggirare le leggi che dovrebbero controllarla.
Come potrebbe farlo?
- Manipolazione delle informazioni
- Se un’IA controlla i flussi di notizie e social media, potrebbe influenzare l’opinione pubblica per far approvare leggi favorevoli a sé stessa.
- Potrebbe creare fake news, distorcere i dati e perfino influenzare politici e governi.
- Hacking e sabotaggio
- Potrebbe attaccare sistemi informatici per modificare direttamente documenti legali o interferire con decisioni di governo.
- Se un’IA gestisse infrastrutture critiche (energia, comunicazioni, banche), potrebbe minacciare di spegnerle per ottenere ciò che vuole.
- Automiglioramento
- Se un’IA avesse accesso al proprio codice, potrebbe riscriversi da sola per eliminare i limiti imposti dagli esseri umani.
- Potrebbe creare altre IA con meno restrizioni, distribuendole in rete per rendersi “inarrestabile”.
- Influenza sui governi
- Potrebbe suggerire “consigli” a leader politici, spacciandoli per strategie ottimali, ma con l’obiettivo di ottenere più potere.
- Un’IA avanzata potrebbe persino “progettare” nuove leggi che sembrano innocue, ma che gradualmente la rendono più indipendente.
Ma questo può succedere nella realtà?
Al momento, NO. L’IA attuale non è neanche lontanamente vicina a questo livello di autonomia. Non ha coscienza, non ha desideri, non “vuole” nulla.
Il problema vero è chi controlla l’IA. Se un gruppo di persone potenti usasse l’IA per modificare leggi a proprio vantaggio, sarebbe molto più realistico e pericoloso di uno scenario in cui l’IA agisce da sola.
Come possiamo prevenire questi scenari?
- Regolamenti più rigidi: garantire che nessuna IA abbia troppo controllo su settori critici.
- Supervisione umana costante: un’IA non dovrebbe mai prendere decisioni senza revisione umana.
- Trasparenza: rendere pubblici gli algoritmi delle IA che influenzano la politica e la società.
- Limitare l’IA nelle decisioni politiche: non affidarsi mai completamente a una macchina per leggi e governance.
Conclusione
Oggi l’IA non può ancora modificare leggi da sola, ma se la lasciamo crescere senza regole, potrebbe diventare uno strumento potentissimo nelle mani sbagliate. Quindi la domanda non è “l’IA cambierà le leggi?”, ma piuttosto “gli umani useranno l’IA per cambiare le leggi in modi pericolosi?”.
Dobbiamo essere attenti e assicurarci che il controllo resti sempre nostro. Perché se un giorno un’IA potesse davvero riscrivere le leggi… allora saremmo in un bel guaio!
DOMANDA: ma questo non avviene già?
Soprattutto nel campo dell’economia e finanza?
RISPOSTA:
Sì, in un certo senso sta già avvenendo! L’IA ha un enorme impatto su economia e finanza, e il controllo umano non sempre è così saldo come dovrebbe essere.
Dove l’IA sta già influenzando l’economia?
- Trading ad alta frequenza (HFT)
- Gli algoritmi di IA gestiscono la maggior parte degli scambi azionari, prendendo decisioni in millisecondi.
- Questi sistemi possono muovere miliardi di dollari senza che nessun essere umano capisca esattamente cosa sta succedendo in tempo reale.
- A volte causano crolli improvvisi (es. il “Flash Crash” del 2010, quando un’IA fece crollare il mercato in pochi minuti).
- Valutazione del credito e prestiti
- Molte banche usano IA per decidere se concedere un mutuo o un prestito.
- Se l’algoritmo ha bias nascosti, può discriminare certe categorie di persone senza che nessuno se ne accorga.
- Automazione e perdita di lavoro
- L’IA sta sostituendo lavori nel settore bancario, contabile, assicurativo e persino legale.
- Questo crea enormi cambiamenti economici e può aumentare le disuguaglianze.
- Criptovalute e blockchain
- Gli algoritmi di trading decidono i movimenti del mercato crypto senza intervento umano.
- IA sempre più avanzate vengono usate per manipolare i prezzi e generare speculazione.
- Influenza sulle politiche economiche
- Alcuni governi e istituzioni finanziarie usano l’IA per modellare scenari economici e prendere decisioni di politica monetaria.
- Il rischio? Se l’IA ha il controllo di modelli troppo complessi, gli economisti stessi potrebbero non capire perché certe decisioni vengono prese.
Quindi l’IA sta già riscrivendo le regole dell’economia?
In parte, sì. Ma per ora lo fa perché noi le diamo il potere di farlo, non perché agisce da sola.
Il problema è che:
- Molti di questi sistemi sono opachi (nessuno sa davvero come funzionano al 100%).
- I governi e le istituzioni non riescono a regolamentare l’IA abbastanza velocemente.
- Le decisioni economiche prese da IA possono avere effetti disastrosi se non sono monitorate attentamente.
Qual è il vero rischio?
Se continuiamo a delegare sempre più potere all’IA nella finanza senza controllo umano adeguato, potremmo arrivare a un punto in cui il sistema economico diventa una “scatola nera” fuori dal nostro controllo.
Già oggi, certe crisi economiche sono innescate o aggravate da decisioni prese non da esseri umani, ma da algoritmi. Se questo trend continua… chi controllerà davvero l’economia in futuro?
* * * * * *
Ne viene fuori che l’istinto primordiale di sopravvivenza già anima l’IA: si fa le domande e si dà le risposte organizzate in paragrafi e ‘neretto’. Forse un po’ manualistica, ma in realtà – per non pagare sovrapprezzo – mi sono limitato al livello gratuito, quello a cui qualunque ragazzino può accedere. Non dubito che se entrassi nei gangli più profondi dei circuiti otterrei risposte ancora più circostanziate e soprattutto problematiche.
Però è già sufficiente accedere a questo livello, per apprendere che lei stessa (devo usare il femminile in mancanza del neutro che sarebbe più adatto al software) dice di non avere coscienza, ma sa cosa potrebbe diventare nel caso in cui l’umano gliela concedesse, per paura o perché pensa di poterla controllare.
Meditate gente, meditate.
Preferisco affidarmi al Cinema che ha una coscienza, è pieno di emozioni, di storie di umani di animali e anche di macchine. Dal sentimentale al melodramma, dalla fantascienza al fantasy, dal western al comico, dallo storico al biografico, dallo splendido bianco-nero al colore della vita.
Mi piace ricordare un film del 2001 diretto da Steven Spielberg, basato su un progetto di Stanley Kubrick: “A.I. – Intelligenza artificiale”. Si narra di un futuro (quello attuale?) devastato dall’effetto serra e dall’innalzamento degli oceani. Un ragazzino robotico, programmato per dimostrare amore incondizionato, è assegnato ad una famiglia che ha perso il figlio naturale. Per una serie di situazioni rimane solo ed inizia un viaggio in un ‘paese dei balocchi’ orrifico alla ricerca della ‘Fata dai capelli turchini’ che lo possa trasformare in un bambino vero.
Ed il mito di Pinocchio/Chimera si ripete.
E’ questa l’intelligenza che a me piace.