“Quando mi chiederanno cosa ho fatto”

da "L’uomo è verticale", Roma, Empirìa 2018

Questo è puntualmente quello ch’io voleva dire.

Galileo Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo

Quando mi chiederanno cosa ho fatto
durante tutta la mia vita,
farò finta di pensarci,
con le mani a conca d’acqua
che trattengano la pancia,
la difendano – ci provino! –
dall’assalto della ridarella
perché ho il sospetto già da adesso
che sarà stata lei a fare me.

Oppure mi controllerò
le vene delle mani,
buttando forse un occhio
ai percorsi sopra i polsi,
risentirò tremante
il calore del mio sangue
e risponderò che ho solo
cercato di seguirlo,
con il più intimo rispetto,
attratto forse dal celeste
che se avrò fatto bene
non sarà marcito in grigio.

Sì, risponderò che le mie stelle
erano tutte facce umane,
la sola voglia della pioggia
il mio guardare al cielo
per bagnarmi e conquistare
un gomito d’ombrello –
risponderò
che l’unica mia fede
era fiducia nell’umano,
nella parola e nella stampa
nella bruma e nella vampa
di battiti e battaglie,
di libri e di stoviglie,
risponderò
che non avrò mai amato niente
quanto gli odiosi miei consimili.

E risponderò con gli occhi
se avrò perso la parola,
con i disegni della testa
se gli occhi avranno perso,
ma soprattutto con le mani
(non dimenticate
di guardarle, queste mani:
anche quando ferme
arpionate dalla flebo
sembreranno stare zitte
non dimenticate di guardarle
perché loro sono io)
che i miei diritti li ho difesi
difendendo il mio nemico, i suoi diritti.

Risponderò che la vittoria
dell’Utile sull’importante,
delle Cose sulla gente
non ci sarà mai stata,
ché anche se forse non è vero
che risponderò,
questo grumo mio di segni
è una poesia d’amore

e questa,
questa sì
– quella –
c’è e ci sarà stata.

Sacha Piersanti è nato il 23/06/1993 a Roma, dove vive e lavora.

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