Bulimia
Lentamente
vorrei che lentamente
io sapessi gustare
e non sbranare sempre
per avere più tempo
e non che l’ora dopo
sovrapposta alla prima
mi sottraesse già
quei sessanta minuti
di vita.
Gelati
di superfici lucide
quasi patinate
come di lusso
non da rotocalco di scarto
E se questa estate ci regalerà
amarezze sfumate
e l’inverno
colore di termosifone
lo zabaione freddo
sarà il nostro calore.
Lui, ti ricordi,
adorava i gelati
e ne mangiava
e intanto gli si apriva
una ferita
e un’altra ne donava
a quella nostra amica
e non era cattivo
e i gelati di sosta buonissimi,
era solo salvarsi
da quella giovinezza
di cuore pacioccone.
Chissà se ora chissà
se ancora
di coni,
di quelli splendidi magnifici,
con la panna montata ne mangia
ancora di croccanti croccanti
i canditi vetrafani
a impreziosire,
chissà, chissà se ora
di raggelati istanti
si riempiono quei tagli
all’amica rimasta.
Gelato 1
Consolatoriamente ingurgito
cremosità al caffè
di passione e freddezza
mistura
di rabbie contenute
arginate dall’onda
spumantina
dal dolce
susseguirsi
sapori sempre avidi
E freddare un dolore
è anche
così facile
Un minuto
un minuto soltanto
almeno
di tregua
Gelato 2
Soavemente
cioccolato di bambole
sullo schermo
orrori in successione
lacrime suggerite
nocciole a inserti
per i troppo brutti stupori
inesorabilmente inalterabili
immobili
veleni quotidiani
a cui sottrarsi a cucchiai
di migliori sapori
candori algidi
di metodica vita
inefficace a tutto
Divorata divoro